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Pubblicato da il cerchio dei sogni in festività · 18 Febbraio 2022
Tags: mascheremascheredicarnevale
LE MASCHERE NEL TEMPO

La maschera, il termine sembra derivare dall'arabo maskharak "beffa", si può definire come quell'insieme di caratteristiche, di tendenze, di qualità e di difetti che concorrono a formare la personalità umana; elementi immutabili, quindi, attraverso i tempi e sempre riscontrabili, se pur in misura variabile.



Ma essa è anche il camuffamento, per lo più orrido, dello stregone appartenente alla tribù primitiva; il finto volto tragico oppure grottesco, o magico-rituale usato ancor oggi per danze, cerimonie e feste presso diverse popolazioni; il ricoprimento funebre di terracotta, metallo, o pasta di farina e acqua con cui certe popolazioni, soprattutto mediterranee, nascondevano il volto di defunti o forgiavano simulacri dal volto di avi benigni; ed anche l'amplificatore in uso nei teatri greci e romani, col doppio scopo di sonorizzare la voce e dare caratteristica fisica ai tipi maschili e femminili, giovani o vecchi e così via, fino alle moderne maschere ancor oggi usate a carnevale.



Proprio in questo periodo dell'anno (carnevale, dal latino "carne levare", riferito al periodo precedente la Quaresima in cui cessava l'uso della carne) l'abitudine di mascherarsi, unita ad una particolare atmosfera di allegria, è rimasta nel tempo a manifestare un'esigenza di distensione ed evasione.
Nei paesi mediterranei i riti del carnevale hanno più specifica origine agricola e risalgono a credenze molto antiche da cui, in epoca storica, sono derivati svariati cerimoniali come le feste di Dionisio, i saturnali e i lupercali dei Romani che cadevano nella stessa stagione dell'odierno carnevale.
Dopo l'avvento del Cristianesimo, il contenuto rituale e magico di queste pratiche è perduto di vista e la Chiesa anzi interviene energicamente contro gli scandali che derivano dall'uso di mascherarsi, rafforzatosi specie nel Medioevo.
Ma il trionfo della maschera si ha nella commedia dell'arte, in cui l'attore, in tutte le commedie che recita nella sua vita, impersona sempre con rare eccezioni, un unico personaggio, tipo fisso quindi con vestiti, movenze, psicologia sempre uguali.
Arlecchino e Brighella (Bergamo), Pantalone (Venezia), Dottor Balanzone (Bologna), Colombina (Venezia), Gianduia (Torino), Stenterello (Firenze,) Pierrot (Francia), Meneghino (Milano), Pulcinella (Napoli), Peppe Nappa (Sicilia), Rugantino (Roma).
Contrasti di classe, mentalità, moralità e linguaggio pongono di fronte vecchi e giovani, ricchi e poveri, abitanti di città ed abitanti di campagna nelle commedie popolaresche dialettali del '500 e dei secoli seguenti.
Mascherate pubbliche sono molto in voga nei secc XV e XVI.
Durante il XVIII sec in Francia, nel periodo di carnevale, compaiono i balli mascherati dell'Opera e, a Venezia, la maschera costituisce una moda abituale.
Nonostante l'interesse prestato dai romantici nel XIX sec. a tali manifestazioni, essenzialmente popolari, i divertimenti carnevaleschi perdono a poco a poco il loro splendore.



In Italia il carnevale è sempre stato più in onore che altrove: famoso il carnevale di Venezia, quello romano, così bene descritto da Goethe, e in seguito quelli di Firenze, Ivrea, Verona e Torino.
Il carnevale di Viareggio, costituito prevalentemente da sfilate di carri, pallido ricordo dei carri trionfali del Rinascimento, è uno spettacolo privo ormai di contenuti simbolici.
Questo è anche il caso dei carnevali francesi (Nizza) e di quelli belgi.
In Germania la tradizione del carnevale, in grande splendore nel Medioevo e nel Rinascimento, è ripresa nel XIX sec.
Il carnevale di Rio de Janeiro, in America Latina, nato nel XIX sec., è oggi uno dei rari che hanno saputo conciliare le tradizioni tipiche e il fasto artificiale destinato ad attirare i turisti



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